Nel 1988 si rende necessaria la dialisi: il primo impatto alla notizia fu di rassegnazione e accettazione. Certo a 27 anni non è facile ma, il sostegno della famiglia e soprattutto di amiche ed amici che gli sono stati sempre vicino, non gli ha fatto pesare troppo la situazione. Inoltre, lavorando in proprio con la sua famiglia nella gestione e coltivazione dei loro terreni, Antonio poteva organizzare il lavoro in base alle sue forze e senza dipendere da nessuno.
Un altro prezioso aiuto gli è arrivato dal personale medico-infermieristico che ha incontrato durante tutto il suo percorso, come l’ottimo team medico del reparto di Nefrologia del Policlinico di Bari che lo ha aiutato ad affrontare la dialisi senza grossi traumi e illustrandogli da subito le diverse possibilità di trapianto.
Antonio inizia la dialisi al Miulli di Acquaviva delle Fonti, per motivi logistici e su consiglio di un giovanissimo dottor Lomonte (oggi primario della Nefrologia e dialisi in quell’ospedale), poi viene spostato ad una sede UAL distaccata a Castellaneta (da alcuni anni gestita da NephroCare) dove dializza tutt’ora.
Qui trova un personale medico e infermieristico (guidato dall’allora primario dottor Chiarulli - pioniere insieme al dottor Casucci "padre" di una delle prime dialisi al sud) che Antonio definisce “di prim’ordine” e come “una seconda famiglia”.